The Walking Dead 5×03: Four Walls and a Roof (Un tetto e quattro mura), la recensione

Quando Andrew Lincoln (Rick Grimes) ha descritto questa stagione come “brutale”, non scherzava. La serie tv creata da Frank Darabont e tratta dai fumetti di Robert Kirkman è arrivata alla terza puntata della quinta stagione lunedì 27 ottobre da noi, a meno di 24 ore dalla diretta statunitense.

Un altro episodio intenso, in cui ancora una volta l’azione e la parte emotiva si sono equilibrate in maniera incredibile, regalandoci 42 minuti di pura adrenalina.

[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto l’episodio o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]

Se con “Sconosciuti” (Strangers“, 5×02) ci eravamo lasciati con un finale alquanto impressionante, la scena di apertura di “Quattro mura e un tetto” (“Four walls and a roof” in originale) non è da meno. Con Gareth convinto della legittimità di quello che lui e i suoi sono arrivati a fare pur di sopravvivere, troviamo Bob, di cui prima ci eravamo chiesti perché piangesse fuori dalla chiesa, per poi finire nelle mani dei terribili individui di Terminus. Ma nonostante la situazione disperata, l’uomo ha ancora un ultimo segreto da rivelare: un morso sulla spalla destra che terrorizza i suoi rapitori e che apprendono così di aver mangiato “carne avariata”. Come già accennato nella scorsa recensione, i lettori del fumetto sapranno che un destino analogo è stato condiviso da Dale, e quindi probabilmente qualcuno aveva già intuito il triste fato che nella versione televisiva è capitato a Bob, questo personaggio di cui non abbiamo mai saputo troppo, ma che ha comunque portato un sorriso a tutti, sia ai suoi compagni che a noi telespettatori.

Quando il resto del gruppo scopre con terrore tutto quello che è successo a Bob, non può che reagire. Sasha, la quale sembrava aver trovato un momento di gioia, di serenità in questo incubo senza fine, “il bello nel brutto”, deve invece fare i conti con ciò che l’aspetta, deve affrontare il fatto che quella sarà l’ultima volta che vede il suo compagno. Ma la rabbia che ultimamente sta accecando i personaggi di The Walking Dead va oltre qualsiasi cosa, la sete di sangue sembra inestinguibile. Nemmeno quando il fratello Tyreese le propone giustamente di rimanere al capezzale di Bob nei suoi ultimi istanti di vita invece di andare a cercare vendetta, gli da retta, al che Ty le dice che lei deve perdonare le persone che hanno fatto questo, così come lui ha perdonato chi ha ucciso Karen e David. È meglio contestualizzare un po’ le due situazioni, prima. Tyreese ha perdonato Carol, la donna con cui ha condiviso il viaggio verso Terminus, con cui ha affrontato esperienze terribili come la morte di Lizzie e Mika e con cui ha sopportato anche molto di più, se possibile. Una donna che conosceva anche prima di tutto questo. Non era uno sconosciuto, e non erano dei pazzi che volevano uccidere qualcuno per mangiarselo, per torturarlo o quant’altro. Era una donna che ha compiuto un gesto estremo, discutibile anche, ma che aveva le sue ragione, e che Ty ha compreso e perdonato. Quale motivo avrebbe Sasha di fare altrettanto con gli individui di Terminus? Come Rick dice nella Season Premiere (Preda e Cacciatore”, 5×01): “non meritano di vivere”. Ed aveva ragione.

Infatti il nostro leader non si fa scrupolo a mettere fine alla vicenda. Aveva fatto una promessa a Gareth che doveva assolutamente mantenere, e quel machete rosso andava proprio usato! Non so voi, ma ogni volta che Rick uccide qualcuno, mi balena sempre nella testa quella frase che dice a Daryl nella prima stagione, “noi non uccidiamo chi è vivo”. L’evoluzione che ha fatto – e che continua a fare – questo personaggio è impressionante. Poi, ripenso subito ad un’altra frase, detta da un altro personaggio stavolta, da Shane: “Rick non è fatto per questo mondo”. Mai delle parole furono più sbagliate, ne è la prova vivente quello che l’ex sceriffo è oggi. Il suo cambiamento è stato graduale, ciò che gli è successo e che è successo a tutti quanti lo hanno portato per forza a cambiare. Ormai la regola per la sopravvivenza è questa, e chiunque si metta in mezzo non può che fare una brutta fine. Per l’appunto è proprio quella che fanno Gareth e i suoi, per mano del gruppo di Rick, nella parrocchia di Gabriel. Un bel contrasto, se ci si pensa, un luogo sacro che è lo scenario di una tale carneficina. Ma è proprio così? O sono solo “quattro mura e un tetto” quello che rimane della Chiesa del sacerdote, come ricorda Maggie?

Una piccola nota va fatta sul ritrovamento da parte di Michonne della sua katana. La “samurai” aveva detto che non le mancava, perché apparteneva a un periodo in cui lei viveva, ma in realtà vita non era. La vita vera era ricominciata da quando aveva incontrato Andrea, e poi tutte le altre persone della prigione. Eppure, possiamo forse negare di vedere la soddisfazione nei suoi occhi quando impugna nuovamente la sua spada?!

The Walking Dead 5x03: Four Walls and a Roof (Un tetto e quattro mura), la recensione

Regolati i conti con i cannibali, arriva il momento di dire addio a Bob per sempre. Ogni morte in The Walking Dead porta sempre quella tristezza che ci torna alla mente quando pensiamo a un personaggio che non è più in vita. Eppure, per quanto non sia stato semplice dire addio a un altro membro del gruppo, vedere Bob così sereno, come se avesse accettato di buon grado il suo destino, perché il suo incubo oramai è finito, ci tranquillizza quasi. E così se ne va, lasciando Sasha senza risposta alla domanda su dove sia il bello in quella situazione, ma con un accenno di sorriso che forse ce lo vuole far intuire, e forse era proprio quella la risposta.

L’indomani Maggie, Glenn e Tara si unisco ad Abraham nella sua missione per portare Eugene a Washington. Questo era il patto se il sergente fosse rimasto ad aiutare Rick con i cannibali, sarebbe partito portandosi tre del gruppo con sé. Un’altra divisione del gruppo, ancora una volta. Cosa ci aspetterà dunque? Non certo una ripetizione della seconda metà della quarta stagione, ma comunque qualcosa di analogo sta succedendo. Sì, perché anche Carol e Daryl si sono nuovamente allontanati dagli altri. Ma quest’ultimo torna a fine episodio, e non sembra da solo. Ma con chi è allora? E che fino ha fatto Carol, che era con lui? Hanno effettivamente seguito l’auto con la croce e trovato Beth, o anche questa è ancora un’incognita da risolvere? Beh, non ci resta che aspettare il prossimo lunedì per scoprirlo!