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UN MATRIMONIO INDESIDERATO
Murtagh e Joceline sono molto preoccupati per Serafina; solo pochi giorni prima avevano ricevuto la notizia del suo rapimento con la richiesta di riscatto. Il re aveva preso in considerazione la possibilità di pagare il riscatto, almeno in apparenza, ma in realtà quello era solo il pretesto per schiacciare del tutto la razza elfica.
“Questo non avrebbero dovuto farlo; non avrebbero dovuto osare così tanto, sottrarre una madre alla figlia e al marito. Questa è crudeltà!” Tutti gli astanti ascoltano il re parlare; quella riunione era stata indetta poche ore prima, ma tutti i generali dell’impero erano arrivati, consapevoli della grande svolta.
Un mormorio di approvazione scorre nel piccolo pubblico; solo Murtagh e la figlia rimangono in silenzio, sono troppo preoccupati per trovare giusta o sbagliata l’idea di Galbatorix.
“Li attaccheremo. Mobiliteremo le truppe oggi stesso; impiegheremo una settimana a raggiungere la grande foresta. Lì io e Shruikan ci uniremo a voi!” Le acclamazioni di giubilo percorrono nuovamente il pubblico ristretto; nessuno si ricordava da quando il re non scendeva in battaglia, questo doveva essere ricordato come un grande giorno.
La riunione si conclude con la definizione di ogni singolo particolare volto a vincere la guerra in poche battaglie. Tutti escono dalla sala del trono, ognuno perso nei propri pensieri e coi propri compiti da svolgere.
“Arya!” Murtagh ferma l’elfa, ha un’importante cosa da dirle, ma non lì, potrebbero sentirli. Entrano nello studio del cavaliere ed entrambi rimangono in silenzio fin che Murtagh inizia a spiegare quello che ha in mente.
“Ho intenzione di far andare via di qui Joceline, così come ho fatto col mio primo figlio” L’elfa spalanca gli occhi sentendo quello che il cavaliere le sta dicendo “Sì, avevo un altro figlio; lo abbiamo mandato dalla tua gente dopo che l’uovo rosso si schiuse davanti a lui; non abbiamo tempo per i dettagli. La tua gente ti crede ancora?” L’elfa annuisce e fruga in una tasca, tirandone fuori un piccolo anello con uno stemma a foglia, minuziosamente decorato.
“Questo è l’unico legame con il mio popolo; se vuoi che ti credano allora questo è l’unico modo” Il cavaliere osserva il piccolo anello e annuisce.
“Lei non ha giurato fedeltà al re, o meglio… Lo ha fatto, ma ho trovato un modo…” La voce gli si rompe nel ricordo, lo sguardo indagatrice di Arya lo fa continuare, anche se contro voglia “Pochi anni fa avevo espresso col re la mia paura sulla morte di vecchiaia di Serafina; lui aveva già pensato a tutto… Ha ucciso il mio bambino per questo” I ricordi lo inondano dolorosi.
“Sapevo che questo momento sarebbe giunto, Murtagh; ho trovato una soluzione tempo fa. Tieni dai questa ha tua moglie, è un potente incantesimo” Galbatroix gli aveva dato una piccola boccetta contenente un liquido trasparente con venature nere che non accennavano a spostarsi.
“Com’è possibile?” Aveva chiesto il cavaliere prendendo quella piccola boccetta.
“È stato semplice; per un desiderio di vita quasi eterna serviva un sacrificio; devo ammettere che non è stato così facile decidere di sacrificare tuo figlio, ma quando ho saputo che erano due tutti i miei problemi si sono risolti. Devo ammettere però che avrei preferito che sopravvivesse il maschio” Il fiato di Murtagh gli si era fermato in gola ed era riuscito solo chiedere:
“Perché?” Il re aveva sbuffato, come fa un genitore quando deve spiegare per la centesima volta una cosa al figlio.
“C’erano due sostanziali motivi: tu non avresti saputo scegliere e in questo modo avresti decretato la morte di entrambi, mentre il secondo motivo deriva dalla morte della tua consorte, non saresti più controllabile se le dovesse succedere qualcosa e tu mi servi mansueto…”
I ricordi si dissolvono mentre l’aria torna a fluire nei polmoni; lo sguardo di Arya indaga preoccupato sul suo viso terreo. Non può perdersi d’animo non ora.
“Non ho dato tutto il liquido che mi aveva fornito a Serafina” Lo sguardo dell’elfa si infiamma di nuova speranza.
“Ne hai dato un po’ anche a Joceline e a Jofri!” Lui la zittisce con un lampo d’occhi, non possono permettersi di essere scoperti.
“Sì, non c’è più traccia del giuramento fatto al re; se incombe una guerra lei deve unirsi al fratello e combattere contro di noi, dalla parte dei giusti”
“Saranno comunque in minoranza” Constata Arya con una smorfia rassegnata sul volto. Murtagh la osserva altrettanto pensieroso; non si vuole arrendere.
“Il tuo popolo è forte, poi tu non verrai, non nelle tue condizioni” Uno sguardo veloce alla pancia sporgente dell’elfa; a giudicare delle dimensioni della pancia doveva essere una gravidanza di sei mesi inoltrati, non avrebbe potuto combattere “Per me e per mio fratello ho altri piani”
***
“Serafina?” Una voce mielata la chiama, è più rude di quella degli elfi ma comunque dolce. Una figura con la pelle del colore dell’ebano le si avvicina; la conosce, lei è Nasuada, la regina che si oppose al re ma perse. La pensavano tutti morta e invece è lì, davanti a lei.
“Vedo che mi conosci” Una voce stupita che mantiene il controllo.
“Sì; qui ti conoscono tutti. Sarò diretta con te, io ho visto Briam; l’ho allevato come se fosse stato mio figlio, lo conosco molto bene e l’ho capito subito di chi era figlio. Avete gli stessi occhi e gli stessi capelli, mai io non ti conoscevo; però le sue labbra sono identiche a quelle di Murtagh” Un sorriso triste le si dipinge sul volto, creando una ragnatela intrigata di piccole rughe.
“Non sai quello che dici” La accusa la donna, se lo aveva capito così velocemente nulla le avrebbe fatto cambiare idea, ma deve tentare, non può arrendersi così facilmente.
“Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno; non finche non lo farai tu. Volevo solo comunicarti che Briam è diventato un uomo saggio e buono; assomiglia molto a Murtagh. Ha un cuore buono” Con queste poche parole esce dalla piccola stanza e se ne va, lasciando a Serafina un caldo torpore al cuore.
***
“So che ti può sembrare assurdo ma devi credermi; lo faccio solo per il tuo bene” Joceline ascolta il padre come lontana venti miglia; non può credere a quello che sta dicendo.
“Il rapimento della mamma ti ha sconvolto le idee” Ribadisce lei sconcertata.
“Diglielo anche tu Kedar” Tutti i volti si spostano sul viso impassibile del ragazzo, che inarca un sopracciglio osservando il cavaliere. Un piccolo respiro per riordinare le idee, si volta verso Joceline e comincia:
“Sono stato addestrato per proteggerti dal re; ho sorvegliato ogni tuo passo e consigliato ogni tua decisione, ti ho guidato alla ragione e criticato le tue scelte sbagliate. Ho fatto tutto questo per un unico scopo, rovesciare il despota che regna su questa terra da troppo tempo. Tu sai qual è la cosa giusta da fare” Gli occhi della ragazza si spalancano a quelle parole; le ha mentito, sempre. Come può fidarsi?
“Hanno ragione, lo sai; lo hai sempre saputo ma non volevi vederlo” Scuote la testa, anche il suo drago è impazzito; vogliono che si ribelli al suo re. No, non può farlo! Sente un fruscio di vestiti e un dolore lancinante alla testa, un braccio che le si avvolge attorno alla vita e il buio.
“La porteremo dagli elfi e la faremo ragionare” Lo voce di Kedar è risoluta. Murtagh annuisce, mentre Jofri emette un piccolo ringhio rivolto al ragazzo ma non lo attacca.
“Prendi queste” Arya porge al giovane due lettere, una più grande con dentro l’anello, che gli viene porta per prima “Questa dalla alla governatrice reggente. Mentre quest’altra è per Briam” Il ragazzo le prende entrambe e le ripone con cura nella bisacca.
“Ora andate” Dice Murtagh imboccando il corridoio a destra; un altro figlio che deve salutare. Non riesce a sopportarlo.