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Doctor Who 8×06: The Caretaker, la recensione

È andata in onda sabato sera su BBC One la sesta puntata dell’ottava stagione di Doctor Who, la longeva serie fantascientifica dei Signori del Tempo. Cosa è successo nell’episodio dal titolo “The Caretaker“?

[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto l’episodio o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]

Come con Time Heist, è interessante osservare lo sviluppo del modo in cui gli scrittori di Doctor Who si sono evoluti durante il mandato di Steven Moffat come produttore esecutivo. Anche se lo spettacolo non mantiene una “stanza degli scrittori”, nel senso letterale della frase.

Come tale, per The Caretaker si intuisce decisamente che il copione è di Gareth Roberts. Egli condivide una chiara linea tematica con gli altri suoi script dell’era Moffat – “The Lodger” e “Closing Time” . L’idea è che il Dottore entri nel mondo normale e si ritrovi a che fare con situazioni comuni alle persone normali. In The Lodger, il Dottore affita una stanza. In Closing Time, il Dottore ottiene un lavoro. In The Caretaker, il Dottore si impone nella vita quotidiana del suo compagno.

Tuttavia, la prestazione di Peter Capaldi è abbastanza distinta da quella di Matt Smith, che in questo episodio sembra una persona totalmente estranea. Il Dodicesimo Dottore che interagisce con il mondo reale è molto diverso dal precedente, è un personaggio fondamentalmente differente. The Caretaker è uno dei punti salienti della stagione.

Capaldi è riuscito a mettere il proprio marchio sul personaggio. The Caretaker è una storia che non si sarebbe facilmente adattata a uno qualsiasi dei suoi recenti predecessori. Probabilmente si poteva fare Deep Breath con Matt Smith, Into the Dalek con Christopher Eccleston, o Robot di Sherwood con David Tennant. Al contrario, anche se The Caretaker conserva echi di storie precedenti, è quasi impossibile immaginarlo con uno dei Dottori precedenti.

Il Dodicesimo Dottore è una creazione interessante. Fondamentalmente è lo stesso personaggio, ed è ancora un “grande uomo”, nello stesso senso con cui Moffat  lo ha ideato, ma c’è qualcosa di decisamente inumano in lui. Anche sotto copertura, non può mascherare la propria natura aliena.  Non parla di tecnologie aliene o rivela accidentalmente eventi che devono accadere, si identifica esplicitamente come personaggio distinto da tutti gli esseri umani intorno a lui.

In un certo senso, Capaldi sta giocando uno stile che evoca Tom Baker e Sylvester McCoy. Tuttavia, Peter Capaldi ha adottato la qualità aliena che ha fatto di Baker uno dei migliori Dottori della serie classica. Attori come David Tennant e Matt Smith hanno sottolineato come il Dottore non è umano, ma Capaldi cattura il senso che il Dottore si erge a parte dall’umanità. Lui è un estraneo, qualcuno che esiste al di là della comprensione umana.

Quando il Decimo Dottore si riferisce a se stesso come “Il Signore del Tempo” in The Girl in the Fireplace, sembra vantarsi. Quando si dichiara “Il Time Lord Victorious” in The Water of Mars, vuole intendere che la sua fine si sta avvicinando rapidamente. Al contrario, quando Tom Baker si vanta di camminare nella storia, si sente come una parte fondamentale della sua identità. Quando Capaldi offre il titolo di Signore del Tempo, davanti a Clara e Danny, si avverte un tono molto simile.

È interessante chiedersi se questa direzione riflette l’arco che Moffat aveva inizialmente previsto per l’Undicesimo Dottore, prima di scegliere Matt Smith. Moffat originariamente aveva considerato un Dottore più anziano per sostituire David Tennant, ma tutto è cambiato quando ha scelto Smith. Difatti i primi due script di Smith – The Eleventh Hour e The Best Below – suggeriscono una versione più acutamente aliena e distaccata del Dottore

È interessante anche vedere come l’era Moffat si stia appropriando di un bel po’ dei temi centrali dell’era Davies. Dopo aver correttamente riordinato il più grande aspetto persistente dell’era Davies – la distruzione di Gallifrey – in The Day of The Doctor, si sente come se Moffat si stia concedendo più di libertà nel mettere il proprio timbro su idee e temi connessi con il suo diretto predecessore. Ripetutamente, l’ottava stagione ha toccato concetti e temi che si sentono familiari. Questo è più evidente con Into the Dalek, un episodio che ha un debito piuttosto profondo con l’episodio Dalek dalla prima stagione dello show.

Questa stagione ha mostrato un interesse per l’idea del Dottore come soldato – e soprattutto nell’idea del Dottore come una figura che ispira e provoca la distruzione nella vita di coloro che lo circondano: una delle preoccupazioni ricorrenti dell’era Davies – ma più saldamente articolata durante la sua ultima stagione. Moffat ha ripreso l’idea del Dottore come un uomo con un esercito alle spalle – le paure di Danny in The Caretaker sono simili alle preoccupazioni di Rory in The Vampire of Venice, rivelatesi poi fondate in A Good Man Goes to War, dove lo stesso Rory afferma esplicitamente che il Dottore sta creando un esercito. La critica di Danny Pink lavora molto bene con questa affermazione. Poteva essere vero per il decimo o l’undicesimo Dottore, ma è ancora più coerente con la dodicesima incarnazione.

C’è un senso, se il Dodicesimo Dottore sta cercando di essere più duro, perchè nasconde parti di sé che lo fanno sentire a disagio. “Odio i soldati” insiste durante una delle avventure nel prologo. C’è un senso se il Dottore sta proiettando la propria colpa e insicurezze ad altre persone. Questo è qualcosa di implicito in alcune storie di Davies, ma mai sentito coeso e coerente. Tuttavia, lo si sente del tutto coerente nella prima stagione di Capaldi.

A un certo punto in The Caretaker, il Dottore crede che Clara stia uscendo con un affascinante insegnante con papillon, vagamente somigliante a Matt Smith. Il Dottore risponde in maniera favorevole, ammettendo che gli piace l’idea perché presumibilmente è una parte di sè che gli piace. In quanto tale, si può dedurre che il Dottore vede le parti di sé che non gli piacciono in Danny.

In questo episodio, e anche nel precedente, è interessante notare che il viaggio nel tempo all’interno di una singola puntata è diventato qualcosa che ha bisogno di poco contesto o giustificazione. L’idea di mandare l’arma poche ore avanti nel giorno successivo è un modo intelligente di generare un una situazione di sviluppo per i personaggi o anche di stravolgere un’intera situazione nell’arco di poche ore o diversi giorni.

The Caretaker è un episodio divertimentente – ma che si adatta abbastanza comodamente all’interno dei temi della stagione fino ad oggi. Si tratta di un episodio che trova favori per il suo attore protagonista, offrendo uno script che richiama le storie precedenti ma che comunque riesce a legarsi a Capaldi.

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