Giochi e Videogiochi

God of War, fan infuriati per il rinvio: Phil Spencer difende Cory Barlog

Il producer di God of War è stato duramente attaccato per il presunto rinvio di God of War: a difenderlo ci pensa Phil Spencer.

La rabbia degli utenti per il mancato reveal della data di God of War Ragnarok, il successivo sfogo di Cory Barlog (presidente di Sony Santa Monica) e l’appoggio pubblico di Phil Spencer dimostrano due cose. La prima cosa che dimostrano è che oggi l’utenza videoludica è più tossica che mai. Ogni volta che le attese del pubblico vengono per qualche ragione disattese, infatti, si crea un vespaio, con gente che insulta i producer del gioco, la compagnia che si occupa di pubblicare questo o quel gioco, altra gente che passa alle minacce, sia di boicottare il prodotto in questione sia quelle più pesanti di violenza e morte nei confronti dei diretti interessati.

Eventi come quello di ieri si sono verificati già in passato, di recente ad esempio si è verificato dopo l’annuncio del gioco di Kojima in esclusiva Microsoft, mentre ad inizio anno è stata Rockstar a dover calmare le acque con un comunicato stampa ufficiale quando i fan di lunga data hanno cominciato a infuriarsi sul web per le mancate notizie su Grand Theft Auto 6. Appare evidente come adesso non sia più una questione di un singolo gruppo di persone, o di appassionati di un determinato brand, ma di una situazione generalizzata che è inquietante.

Prima di essere fraintesi, quanto accade nelle community videoludiche non è un unicum di internet, ma è lo specchio di un fenomeno più vasto che riguarda il web per intero. I fenomeni di odio sul web sono all’ordine del giorno, riguardano sia i programmi televisivi ed i loro protagonisti che le persone comuni. Da anni si cerca di evidenziare simili comportamenti per denunciarli e sensibilizzare il popolo di internet, ma per il momento i risultati sono scarsi.

Non è dunque l’appassionato di videogiochi ad essere immaturo per la civile relazione sociale, è la società stessa che su internet ha perso ogni freno inibitore e questa presunta immunità di cui gode spinge i soggetti più beceri a sfogare la propria frustrazione con la rabbia. Se questa rabbia è giunta a questi livelli sul web anche in ambito videoludico è solo perché oggi il medium videoludico non è più un settore di nicchia, ma mainstream.

God of War: la console war è finita ma l’odio resta

 

Di fatto il mancato annuncio della data d’uscita di God of War Ragnarok ha spinto gli utenti a comportamenti folli, come l’inviare foto di peni agli sviluppatori. C’è anche chi se l’è presta con i leaker che avevano pronosticato l’annuncio per il 30 giugno. A questo punto il boss di Sony Santa Monica, Cory Barlog, è voluto intervenire, spiegando a questa gente che la reazione per l’errore di previsione è folle: “La risposta non è trovare qualcuno a cui dare la colpa. Magari è ricambiare la cortesi e trattare quelle persone che lavorano a ciò che amiamo con rispetto e decenza”.

Una risposta che è stata appoggiata dal capo della divisione Xbox Phil Spencer, il quale ha citato il commento dello sviluppatore ed ha aggiunto: “Hai detto bene Cory. Sono impaziente di godermi God of War quando sarà pubblicato. E grazie a te ed al tuo team per il lavoro che fate sulle cose che amiamo. Grazie”. Questo commento è anche collegato ad un precedente tweet di Barlog, il quale si era detto impaziente di giocare a Starfield quando sarebbe uscito.

Ma al di là dello scambio di cortesie, questo dimostra un secondo punto: che tra gli attori del mercato videoludico non c’è alcuna animosità e alcun contrasto. Da anni Microsoft per voce di Phil Spencer fa i complimenti a Sony e questa ricambia, con i suoi uomini di maggior prestigio,  Yoshida, Barlog, Hulst o Druckmann. Appare evidente dunque che le compagnie abbiano abbandonato lo stile di comunicazione aggressivo che c’era fino a qualche anno fa e sarebbe ora che lo facessero anche gli utenti, sia nei confronti della concorrenza sia di quelli che producono i videogiochi che amano.

Non sappiamo se questa nuova strategia sia solo dovuta all’esigenza di dare il buon esempio per evitare che si ingigantiscono i fenomeni d’odio che quotidianamente nascono sul web o se tra le due compagnie c’è qualche progetto condiviso. Di certo Microsoft e Sony sono in buoni rapporti, specie dopo che la compagnia giapponese ha trovato l’accordo per sfruttare Azure di Microsoft per i propri servizi online e in cambio ha fornito know how e connessioni con il mercato asiatico.

In un mercato videoludico in cui le esclusive perdono via via d’importanza, ed in cui tutti i componenti delle aziende principali sembrano andare d’amore e d’accordo, il sogno è quello di poter avere un giorno una console unica – una Playstation X o XStation – in cui godere di tutti i giochi in commercio, senza bisogno di fare lotte per quale sia meglio o peggio, ma scegliendo senza alcuna pressione ciò che semplicemente piace.

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