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La Bella e la Bestia: la vera storia dietro al classico Disney

Tutti hanno guardato almeno una volta nella loro vita uno dei film dedicati a La Bella e la Bestia. Nonostante quest’ultimo, infatti, sia divenuto un classico dell’animazione Disney, la vera storia dietro il film vi farà restare a bocca aperta.

Oltre alla classica versione animata, inoltre, ricorderete come qualche anno fa uscì in sala una versione in live action con protagonista Emma Watson. Dietro la favola de La Bella e la Bestia però si nasconde una storia molto triste e fatta di sofferenza.

In pochi sanno che La Bella e la Bestia è ispirata ad una storia realmente accaduta nel 1500

La Bella e la Bestia- Fantasynow.it

In pochi sanno, infatti che la fiaba trova ispirazione in una storia vera avvenuta nel 1537 a Tenerife. Il protagonista della vicenda è un bambino, Pedro Gonzalez il quale era affatto da una rara forma di ipertricosi. Questa malattia, dunque, ha fatto sì che il piccolo Pedro fosse ricoperto di peli ovunque e per questo motivo venisse trattato come “una bestia”.

Come se non bastasse, all’età di dieci anni il ragazzo fu regalato al Re di Francia Enrico II come fosse un animale esotico. Nonostante il suo aspetto a dir poco particolare, il nobile fece in modo che Pedro potesse ricevere una più che degna educazione.

Il ragazzo, dunque, sotto l’ala di Enrico II imparò a leggere, scrivere e persino tutte le buone maniere previste dall’etichetta di allora. Per staccarsi definitivamente dal suo passato, inoltre, il giovane decise di cambiare persino nome venendo ribattezzato Petrus Gonsalvus.

Pedro e sua moglie non rividero mai più i loro figli

Pedro Gonzalez- Fantasynow.it

Alla morte del re di Francia, dunque, ad occuparsi di Petrus fu sua moglie Caterina De Medici. Quest’ultima, incuriosita dai possibili figli che avrebbe generato l’uomo, gli fece sposare Catherina, figlia di uno dei servitori del palazzo.

Dall’unione fra i due, quindi, nacquero ben sette discendenti di cui quattro ereditarono la particolare sindrome del padre. Dopo il loro trasferimento in Italia però, i bambini vennero separati dai loro genitori per essere inviati in giro come doni alle altre famiglie nobili dell’epoca.

Questa scelta del Duca di Parma Ranuccio Farnese, dunque, portò i piccoli affetti dalla malattia a non rivedere più i propri genitori dando a questa storia un finale davvero triste. Fra l’altro il nobile commissionò persino molti quadri dedicati ai ragazzi affetti dalla ipertricosi dimostrando come quest’ultimo fosse decisamente interessato alla loro condizione.

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