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The Walking Dead 5×08: Coda (Conclusione), la recensione

Siamo purtroppo giunti all’attesissimo mid-season finale di The Walking Dead, la serie tv creata da Frank Darabont e tratta dai fumetti di Robert Kirkman. Purtroppo perché questo significa che dovremo aspettare fino a febbraio per gustarci i prossimi 8 episodi di questa quinta stagione.

Con “Conclusione” (“Coda” in originale), andato in onda in Italia il 1 dicembre, a meno di 24 ore della prima statunitense, assistiamo a un episodio che sembra avere un’andatura in crescendo, come un climax, e che fino all’ultimo ci fa stare col fiato sospeso. Ma è proprio nel momento in cui tiriamo un sospiro di sollievo che invece inizia – e finisce – la vera sfida.

[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto l’episodio o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]

Ci eravamo lasciati con una Sasha priva di sensi, ingannata dal poliziotto “buono” Bob, e la fuga di quest’ultimo, che però non sa contro chi si è messo. Rick, che ormai fa fatica a fidarsi di chiunque non faccia parte del suo gruppo, non ci pensa due volte a come occuparsi della faccenda. Il piano che aveva in mente fin dall’inizio, ovvero quello di entrare nell’ospedale furtivamente e uccidere chiunque si metta in mezzo, sembra essere la soluzione, dato che non sanno quanto possano fidarsi di questi poliziotti, che però continuano a insistere sulla precaria posizione di potere di Dawn e quindi su una riuscita quasi certa dello scambio senza vittime.

Nel frattempo, troviamo Padre Gabriel nel luogo in cui i cannibali si sono gustati la gamba del povero Bob. Non sappiamo perché si trovi lì, ma fa presto a scappare da quel luogo infestato da vaganti, che però conduce dritti alla chiesa dove sono rifugiati Carl, Judith e Michonne. Allora vediamo Gabriel urlare disperato per entrare, e per un momento può ben capire cosa hanno provato i suoi parrocchiani quando lui li ha negato rifugio, quando lui ha pensato solo ai proprio interessi, quando li ha condannati a morte. Ma, per sua fortuna, Carl e Michonne non sono come lui. È solo allora che rivela di essersene andato perché doveva vedere con i proprio occhi quello di cui erano stati capaci gli uomini vittima della furia di Rick e degli altri. Il fatto che avessero rapito Bob per poi rilasciarlo senza una gamba, che fossero venuti nella sua chiesa a minacciare quel gruppo, a minacciare una bambina, evidentemente per il prete non era sufficiente. Beh, speriamo che questo gli sia servito di lezione! Gabriel rimane comunque una delle novità di questa quinta stagione, e probabilmente avrà in serbo altre sorprese per noi.

Beth intanto si trova ancora a fare i conti con la realtà circostante. Cerca di pagare il suo debito, prova perlomeno a sopravvivere a quel luogo, ma non può rimanere indifferente a ciò che accade. I poliziotti sono fuori controllo, credono di poter trattare chiunque come vogliono, e Dawn li lascia fare, perché è convinta che sia l’unico modo per mantenere il potere. Dice a Beth di averla salvata, perché non ha detto la verità agli altri sulla morte dell’agente Gorman, e la verità l’avrebbe sicuramente messa nei guai, come minimo. Ma la ragazza ben presto capisce che non è così. Quella donna non la sta aiutando, la sta semplicemente usando per i suoi giochi di potere, per sistemare le situazioni più scomode. Eppure la puntata ci mostra anche un lato più fragile di questa poliziotta, facendola apparire sempre più ambigua, sempre più imprevedibile.

Il gruppo di Abraham torna alla chiesa, portando con sé la brutta notizia della bugia di Eugene, ma in qualche modo il morale viene subito risollevato quando Michonne rivela a Maggie che sua sorella è ancora viva. Mette i brividi pensare alla sua gioia nell’apprendere la notizia, quando adesso sappiamo che Maggie non rivedrà mai più Beth viva. Non avrà più la possibilità di abbracciarla, di scherzare con lei, di dirsi quanto si siano mancate. Sì, perché molti si sono lamentati del fatto che la più grande delle Greene si sia messa solo alla ricerca di Glenn nella quarta stagione, e non abbia quasi per niente nominato la sorella. Ma non è questo il punto. Maggie soffre per Beth, non c’è bisogno che lo dica a parole. Nemmeno Tyreese ha nominato Sasha o accennato di volerla cercare, ma questo non vuol dire che non tenesse a lei. Lo stesso vale per Maggie, e la sua reazione quando scopre che è viva e soprattutto che gli altri sono andati a recuperarla, ne è la prova. Quello che più dispiace è che, se lei non fosse andata con il gruppo di Abraham ma fosse rimasta alla chiesa, se Eugene avesse detto la verità prima di partire, magari avrebbe avuto la possibilità di salutare la sorella da viva, un’ultima volta.

Rick e gli altri procedono alle trattative con le persone all’ospedale. Lo scambio sembra andare per il meglio, Beth e Carol tornano con il loro gruppo, così come i due agenti presi in ostaggio tornano da Dawn. Ma quest’ultima non è soddisfatta. No, perché anche Noah deve rimanere lì, sebbene ciò non fosse nell’accordo. Beth allora saluta il ragazzo, quando alle parole “Sapevo che saresti tornato” di Dawn, realizza quello che aveva sempre avuto sotto gli occhi, tutta la fragilità della donna, tutto il suo gioco sporco. Ma questa rivelazione, aggiunta alla sua immaturità, le costa la vita. Beth, in un impeto di furia, cerca di colpire Dawn, che per riflesso fa partire un colpo dalla pistola. Un colpo che trapassa il cranio della piccola Greene.
Questa morte, breve, inaspettata e brutale, mostra così come Beth, per quanto potesse aver subito un cambiamento, esso non era stato tale da farla maturare. Purtroppo la sua incoscienza le è costata la vita. Tutti sono visibilmente distrutti e pieni di orrore, Daryl è colui che mette fine una volta per tutte alla vita di Dawn. Lui, che era l’ultimo ad essere stato con Beth, probabilmente sente dentro di sé il senso di colpa per aver permesso che la prendessero. Per la seconda volta, la sua ricerca (prima di Sophia, poi Beth) ha portato alla scoperta di una dura verità.

Sì, perché per molti versi questa morte, la morte di una ragazzina la quale alla fine era Beth, ha molte similitudini con quella della piccola Sophia. Le dinamiche ovviamente differiscono, ma non il significato. Ritrovare Sophia avrebbe significato ritrovare la speranza, viene più volte detto dai personaggi. Lo stesso sarebbe stato con Beth. Entrambe in qualche modo rappresentavano l’innocenza, la purezza che non era stata contaminata dalla brutalità del nuovo mondo, ma che è costata loro la vita. Un gesto sciocco (la fuga di Sophia, Beth che tenta di colpire Dawn) le ha condotte alla loro terribile conclusione. E poi l’uscita da quel maledetto ospedale, che ricorda l’uscita della bambina – ormai zombie – dal fienile, Maggie che si accascia a terra disperata con Glenn che la sorregge, così come una Carol disperata alla vista della figlia si gettò a terra, sorretta da Daryl. Un momento che di sicuro segnerà i nostri protagonisti.
La realtà è che tutto il percorso di Beth, fin dalla quarta stagione, doveva portare a questo punto. Il dare spazio al suo personaggio altro non è servito se non per scovare nuove emozioni e nuovi lati di tutto il gruppo. Come reagiranno a questa perdita? Rinasceranno più uniti e forti di prima?

Dopo i titoli di coda assistiamo ad un’altra chicca degli autori, altre scene che riguardano Morgan: arriva al luogo dove i cannibali avevano mangiato la gamba di Bob, poi alla chiesa, dove trova anche la mappa con la scritta fatta a Abraham per Rick. Inutile descrivere l’incredulità mista a sorpresa che appare sul volto di Morgan appena legge il nome dell’ex sceriffo. La scena termina sul più bello, lasciandoci con mille domande. Dov’è diretto Morgan? Cosa sono quei segni sugli alberi che continuano a mostrarci? Quanto tempo c’è di distanza tra le sue scene e quelle del telefilm? Incontrerà i nostri protagonisti? Una cosa è certa: speriamo tanto di vederlo nella serie, e non più solo dopo la puntata!

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