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Tutti i doni del buio, di Erika Corvo: la recensione

Nel mondo costruito da Erika Corvo con Tutti i doni del buio ci troviamo in un futuro post-apocalittico, dopo una guerra in cui l’umanità ha dato fondo alle proprie scorte nucleari, disseminando l’aria e le acque di materiale radioattivo che ha mutato profondamente coloro che sono sopravvissuti e la loro prole. In particolar modo, oltre alle deformazioni nei corpi, la radioattività ha creato nuove specie, tra cui gli Shakars, creature possenti e dotate di una candida criniera leonina e di capacità che vanno ben oltre quelle dei loro antichi antenati. I Signori del Buio (così sono chiamati perché possono vedere solamente in assenza di luce) hanno potenti zampe munite di affilati artigli, occhi che riescono a vedere il calore dei corpi e timbro di voce che può facilmente passare dall’infrasuono all’ultrasuono.

Nella terra dove gli Shakars sono temuti come la peste e in cui andare in giro di notte o allevare animali è altamente sconsigliato, un ragazzo vagabondo, Akenion, è improvvisamente attratto da una ragazza di nome Mitria, ed è ricambiato. Ma non sa quale oscuro segreto si celi dietro la sua famiglia. Nonostante gli venga fortemente sconsigliato di frequentarla, si reca spesso da lei. Lentamente, quelle cose che sembravano essere stranezze iniziano ad intessere un filo logico, e la conclusione è soltanto una: Mitria è per metà Shakar e per l’altra umana.

Qui finisce la prima parte del romanzo ed inizia la seconda, occupata interamente dal racconto della vita di Arideth, il padre di Mitria, e di come è giunto a generare figli con una Shakar, creando degli ibridi. L’autrice narra come l’inverno e la fame abbiano spinto le creature notturne nei villaggi abitati a nutrirsi di umani e di come la paura si diffonda a macchia d’olio. Tra le varie famiglie solamente quella del ragazzo è ricca, ma suo padre si rifiuta di condividere i suoi beni, così, in un momento di ribellione, la sua abitazione viene presa d’assalto ed è costretto a fuggire. Da questo momento inizia peregrinare e solamente dopo diversi anni riesce a sposarsi e a ritrovare un’amica creduta perduta.

Il romanzo si dispiega in diversi piani narrativi. Il primo, di cui si ha conoscenza nelle ultime righe del libro, è quello che vede un Akenion oramai anziano raccontare la propria vita ai nipoti; all’interno di questo c’è la storia narrata che vede il giovane Akenion alle prese con Mitria e, per ultimo, quello che ha come protagonista Arideth.

Si potrebbe perciò intuire che la narrazione proceda in modo articolato e complesso, ma non è questo il caso. Nel racconto delle vicissitudini di Akenion, la Corvo usa un linguaggio colloquiale senza soffermarsi sui dettagli narrativi, lasciando carta bianca all’immaginazione del lettore e facendo assomigliare l’opera più ad una sceneggiatura teatrale che a un libro di narrativa. Quando invece inizia il racconto di Arideth, lo stile diventa più descrittivo e, nelle scene drammatiche del libro la narrazione si fa più cruda e aspra.

Tutti i doni del buio è una piacevole lettura da leggere tutta d’un fiato, anche grazie agli spazi tipografici che l’autrice adotta per alleggerire il testo.

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Per maggiori informazioni sull’opera e sull’autrice potete visitare la pagina Facebook di Erika Corvo.

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Erika Corvo è un “Fai da Te” umano. Tutto quello che so fare, l’ho imparato da sola. Sono nata a Milano nel 1958. Sono così vecchia che quando hanno girato Jurassic Park, Spielberg voleva me al posto del T-Rex. Non mi hanno presa perché sono così tonda che avrei occupato tutto lo schermo. Rexy era più snello, stazzava solo tre tonnellate. Avevo 17 anni quando ho inciso un LP con la Baby Records, dopo aver vinto un concorso per voci nuove tra più di duemila partecipanti, nella sezione cantautori. Ho iniziato a scrivere per dimenticare i mille problemi del vivere quotidiano e ho creato innumerevoli mondi di fantascienza e fantasy. I miei hobby? Medicina, psicologia, storia, erboristeria, lingue straniere. Sicuramente sono una donna strana: costruisco mobili, aggiusto elettrodomestici, eseguo piccoli lavori di muratura e idraulica, sbianco casa, lavo a mano la biancheria (non ho la lavatrice) preparo medicinali a base di erbe, e mentre faccio tutto questo scrivo romanzi. In mezzo secolo di vita ho collezionato una serie di sfighe impressionante, ma non ne ho mai fatto un dramma. Anzi, ho sempre cercato di sdrammatizzare tutto, di riderci sopra, di trovare sempre il modo di tornare in pista, e di rialzarmi da ogni caduta. Se non affronti le avversità con una buona dose di spirito, potrai anche essere viva fuori, ma sarai morta dentro.

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