Once Upon a Time 3×12: New York City Serenade, la recensione

ONCE UPON A TIME 3x12: New York City Serenade, la recensione

Dopo la lunga pausa invernale, Once Upon a Time (C’era una volta in Italia), la serie fantasy statunitense in onda su ABC, ritorna sul piccolo schermo: “New York City Serenade”  è il titolo della tredicesima puntata della terza stagione,  andata in onda l’8 marzo negli States.

[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto l’episodio o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]

ONCE UPON A TIME - 3x12, New York City Serenade

Ci eravamo lasciati con una maledizione scagliata e un paio di memorie resettate. Se “Going Home” si concludeva con un flashfoward (un anno dopo la maledizione) sull’allegra famigliola Swan, “New York City Serenade” si apre con un flashback che ci mostra gli effetti immediati del sortilegio sul resto degli abitanti di Storybrooke.

Aurora e Filippo, sembrano passarsela bene nella foresta incantata: lei è in dolce attesa e lui fa quello che ci si aspetta da un principe: va a cavallo, protegge con la spada la famiglia e blah blah blah. Quando la nube viola (che ben conosciamo!) si fa strada verso di loro, la coppia cerca istintivamente riparo, sino a che non scorge dei volti noti: riecco lo squadrone al completo! (o quasi, …cappuccetto rosso? Per dirne una…)

Aurora e il suo principe vengono messi al corrente di quanto avvenuto, eppure la coppia sembra non ricambiare lo spirito di condivisione: stanno nascondendo qualcosa (e quel qualcosa penso riguardi quel qualcuno di cui si è tanto parlato).

Ma torniamo al presente e a New York per l’esattezza: Emma Swan si dirige ad un appuntamento ed è in ritardo (colpa del lavoro). L’appuntamento è con un tale, un certo Walsh, che si scopre essere l’uomo che frequenta da un buon 8 mesi. Tempo che a Walsh sembra più che sufficiente per avanzare la tanto decantata proposta (sì, bouquet e anelli, è quello che pensate!). Ma non ha fatto i conti con il tizio vestito in pelle. Infatti quando l’uomo esce di scena per preparare il tutto a dovere, Hook coglie l’occasione per rubargli il posto a tavola. La Swan non fa in tempo ad alzare gli occhi dal cellulare, che si ritrova lo “stalker” di fronte. Nonostante la donna sia propensa a malmenare lo sconosciuto, il pirata riesce a fornirle un indirizzo civico, uscendone indenne e riuscendo perfino a buttare giù un paio di battute.

ONCE UPON A TIME - 3x12, New York City SerenadeONCE UPON A TIME - 3x12, New York City Serenade

Così dopo aver risposto alla proposta di Walsh con la fuga (le serve tempo per riflettere, dirà al poretto), Emma si ritrova ad indagare nell’appartamento di Neal. Un oggetto in particolare attira la sua attenzione: una macchina fotografica con il nome del figlio ricamato sulla tracolla.

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Questo dettaglio, spinge la Swan ad rincontrare lo stalker a Central Park. Gli entusiasmi di Hook si spengono, quando si rende conto che la donna non crede minimamente a ciò che dice. Il pirata s’impegna quanto meglio può per convincerla a fidarsi, ma quando le allunga una pozione per farle tornare la memoria, la donna ricambia con un paio di manette. Rieccoci: Hook ammanettato (e sono tre!) e la Swan che se ne va, non prima di averlo consegnato alla giustizia.  Accusa: aggressioni e molestie.

Tornando alla foresta incantata, il post-sortilegio viene vissuto in maniera assai diversa dai membri della simpatica cricca. C’è chi, come Hook, decide di ritornare alla vecchia vita e alle vecchie abitudini (pirate’s things), chi come gli Charming decide di adattarsi al meglio alla nuova condizione, ostentando un raggiante (odioso) ottimismo. Ottimismo, che sembra non intaccare minimamente Regina, che distrutta dalla mancanza di Henry (che di lei o di qualunque altra cosa, non ha ricordi), prova invece a seppellire il passato, letteralmente parlando. Snow coglie la donna nel flagrante, mentre tenta di liberarsi del suo cuore, seppellendolo sotto cumuli di terra. Incredibilmente riesce anche a fare cambiare idea alla regina, convincendola a concedersi la possibilità di un happy ending. E a tal proposito, ecco comparire a tavolino Robin Hood, che salva le due comari da una scimmia volante. Sì, esatto, scimmia volante.

Robin Hood, non è altri che l’uomo designato da Tinkerbell a suo tempo, come l’anima gemella di Regina.  Ad ogni modo la donna non ne ha idea e le sue impressioni sull’eroe del bosco si riducono ad un “odora di foresta!”,  che per nulla suona come un complimento.

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Convinta Regina ad abbandonare i suoi intenti, l’intera combriccola (Robin Hood e i suoi uomini, inclusi) si mette in viaggio in direzione del castello di/degli Regina/Charming, ma sorpresa: un incantesimo di protezione circonda l’intero regno, impedendone l’accesso.

Tornando a New York, Emma decide di far rilasciare il buon vecchio Hook, dopo aver ricevuto alcune foto che ritraggono lei ed Henry in una cittadina in cui non sono mai stati: Storybrooke. La donna chiede spiegazioni ed ancora una volta il pirata le fornisce la stessa versione: la maledizione ha cancellato i ricordi di lei e di suo figlio, e Regina ha completato l’opera sostituendoli con altri, fittizi.

La donna esita, ma alla fine si lascia convincere dalle parole dello sconosciuto, che tanto le ricordano quelle pronunciate da Henry (Il ragazzo sembra aver acquistato altezza e senno dai tempi in cui voleva fare l’eroe a Neverland!).

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La Swan butta giù la pozione ed è la fine di una vita ordinaria ed apparentemente piacevole. Ora che la salvatrice ha riacquistato i ricordi, Hook le rammenta il motivo per cui è tornato a cercarla (oltre a palesare ogni trenta secondi la sua ossessione nei suoi confronti): la sua famiglia è in pericolo, un nuovo sortilegio ha riportato tutti a Storybrooke.

Rimane solo una questione da risolvere e il campanello di casa ricorda ad Emma di cosa si tratti: dare il due di picche a Walsh. Così mentre Hook affoga la sua gelosia bevendo al piano di sotto, Emma affronta il discorso con Walsh in terrazza (o almeno è quello che credo sia). Ad ogni modo, per quanto la Swan cerchi di apparire diplomatica, l’aspirante sposo non prende per nulla bene il rifiuto, e decide di smascherarsi: ebbene, Walsh in realtà è una scimmia alata, al servizio della Strega dell’Ovest (una relazione di 8 mesi con una scimmia…).

Risolta la questione Walsh, con un colpo deciso sulla testa dell’animale, Emma è pronta per ritornare a Storybrooke. Il mattino seguente, un improbabile trio (Hook, Emma ed Henry) monta a bordo del maggiolino giallo. Giunta a Storybrooke, la Swan non perde tempo, e con sua piacevole sorpresa scopre che i suoi genitori non hanno perso i ricordi, o almeno non tutti. Un anno è trascorso, senza che nessuno sappia cosa sia realmente accaduto. La prova? La pancia di Snow è ben altro che una semplice abbuffata.

A chiudere l’episodio, la new entry per eccellenza: la Strega dell’Ovest, che con un paio di battute, sembra promettere bene.

…la regina sarà anche cattiva. Ma io sono malvagia. E chi è malvagio, vince sempre

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