Christopher Reeve: tutta la verità sul dramma che ha distrutto la sua vita

Christopher D’Olier Reeve, nato a New York il 28 settembre 1952, durante la sua carriera ha assunto molti ruoli. È stato sia attore che regista, occupandosi anche di produzioni cinematografiche e televisive.

L’attore, che debuttò nel 1976 a Broadway, è ricordato dai più per il ruolo di Superman, alias Clark Kent. Grazie al provino fatto per il primo film, Reeve è potuto diventare il volto di quello che sarebbe stato uno dei supereroi più famosi della DC.

Clark Kent _ Superman

Christopher Reeve nell’apice della sua fama

Dopo aver interpretato Superman, nel celebre film del 1978, la fama di Reeve è cresciuta esponenzialmente. Successivamente, infatti, si riconfermerà protagonista degli ulteriori tre film della serie, rispettivamente in “Superman II” (1980), “Superman III” (1983) e “Superman IV” (1987).

La sua carriera, però, non si è limitata solo all’interpretazione del celebre supereroe. Christopher Reeve, difatti, conta nel suo curriculum moltissime importanti apparizioni, sia nel mondo del cinema che in quello televisivo.

La sua ultima interpretazione, prima della sua morte, si può considerare un “ritorno alle origini” della propria carriera. Ha avuto, per l’esattezza, un piccolo ruolo nella serie “Smallville“, che racconta le vicende di un giovane Clark Kent prima di diventare il famoso eroe.

Il bivio della carriera: qualche centimetro per la vita 

La carriera di Reeve subì un enorme sconvolgimento nel 1995. Il 27 maggio di quell’anno, durante una gara equestre a Charlottesville, in Virginia, l’attore ebbe un grave incidente. Il suo cavallo, Buck, arrestò improvvisamente la sua corsa, disarcionando rovinosamente Reeve.

L’impatto causò lo spostamento di due vertebre cervicali ed una lesione al midollo spinale, con conseguenze devastanti per l’attore.

Riportò infatti, una paralisi permanente dal collo in giù, con conseguente perdita dell’uso degli arti, oltre che della capacità di respirare in autonomia. Visse, così, negli anni successivi, su una sedia a rotelle e collegato ad un respiratore artificiale.

Esaminando il modo e il luogo esatto in cui l’attore è caduto, come riportato dal New York Times, se l’attore fosse caduto di qualche centimetro più a sinistra o a destra, avrebbe potuto, rispettivamente, trovare una morte sul colpo o riportare una commozione cerebrale senza ulteriori conseguenze.

La reazione di Christopher Reeve al tragico evento

Dopo una più che comprensibile demoralizzazione, grazie anche all’aiuto dell’amico Robin Williams, conosciuto anni prima alla Juilliard School, che gli ha riportato il sorriso, Reeve realizza che la sua vita non è finita e si riattiva sulla scena, non limitandosi a quella cinematografica.

Cristopher Reeve e Robin Williams

Oltre a nuove apparizioni sul piccolo e grande schermo, vediamo Reeve vestire i panni di un nuovo eroe. L’attore, infatti, si dedicherà con grande animosità al supporto dei diritti per le persone con disabilità.

È diventato, inoltre, un forte sostenitore della ricerca sulle cellule staminali e la clonazione terapeutica. A supporto di questo, fondò, assieme alla moglie Dana, l’ospedale “Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center“, nel New Jersey.

Il loro scopo era supportare le persone con disabilità, insegnando loro ad avere una vita il più autonoma possibile, coerentemente con la condizione di ciascuna di esse.

Il tramonto di una vita

L’incidente del 1995, purtroppo, non ha avuto conseguenze solamente nell’immediato. A causa della tetraplegia, infatti, il peso del suo corpo ha causato un’infezione cardiaca, in particolare provocata da una lesione da pressione (detta anche “piaga da decubito”).

Il 10 ottobre 2004, dunque, Christopher Reeve viene ricoverato al “Norther Westchester Medical Center” di New York, a causa di un attacco cardiaco provocato dall’infezione. Reeve morirà circa 12 ore dopo il ricovero, a 52 anni.

Come suo ultimo omaggio, scrisse “Nothing is impossible – Reflection of a new life“, pubblicandolo nel 2003 come seguito del suo primo libro, autobiografico, “Still Me” (1998). Con il suo secondo manoscritto, Reeve ha voluto descrivere la propria esperienza per trasmettere una nuova voglia di vivere a tutti coloro che hanno disabilità.

Christopher Reeve può essere sicuramente ricordato come un uomo che non si è fatto abbattere dalle avversità. Anzi, è stato un uomo capace di trovare, nella sventura, il fine di aiutare il prossimo, dimostrando che la dignità non viene mai meno, a dispetto delle proprie condizioni fisiche.

Cristopher Reeve