Playstation Plus, lancio al day one pericoloso? Il caso Oddworld Soulstorm

Di recente il creatore di Oddworld Soulstorm ha dichiarato come il lancio su Playstation Plus abbia influito negativamente sulle vendite.

In una recente intervista, Lorne Lanning, autore di Oddworld Soulstorm, ha rivelato come l’aver deciso di lanciare al day one il titolo sul Ps Plus abbia avuto un’influenza negativa per le vendite del titolo stesso. Il creativo ci ha poi tenuto a precisare che la colpa non è di Sony e del suo servizio, ma di una serie di fattori che hanno portato lo studio di sviluppo a posticipare la pubblicazione del titolo stesso.

Oddworld Soulstorm FantasynowIn pratica la software house stava avendo problemi economici a causa dei quali i lavori stavano entrando in una fase di standby. Per risolverli hanno chiesto una mano a Sony: l’azienda ha accettato di finanziare lo sviluppo del gioco in cambio della possibilità di lanciare il gioco al day one sul proprio servizio in abbonamento. Lanning spiega come in quel momento sembrò una buona idea e anche un ottimo modo per pubblicizzare il loro gioco.

Tuttavia le cose sono andate diversamente, visto che il lancio previsto a gennaio è slittato ad aprile per via della difficoltà aggiunta del dover lavorare in smart working legata alla pandemia.  I tre mesi in più sono stati per Lanning fatali, visto che nel frattempo PS5 si era diffusa più del previsto e che il gioco è stato scaricato al day one da 4 milioni di utenti. A quel punto, insomma, l’utenza interessata all’acquisto del gioco si è ridotta drasticamente e di conseguenza anche le copie vendute. La compagnia non ha quindi rispettato le previsioni di vendita.

Oddworls Soulstorm: il caso può essere un allarme sui servizi in abbonamento?

Si analizza spesso il servizio in abbonamento come una grande opportunità per i videogiocatori. In effetti lo è, visto che con 10-15 euro al mese si ha la possibilità di mettere le mani su un ampio catalogo di videogiochi. Complessivamente la spesa di un anno di Ps Plus (per il momento dai 45 ai 60 euro annui, a giugno ci saranno vari tier) o di un Xbox Game Pass (120-180 euro annui) è inferiore a quello dell’acquisto dello stesso quantitativo di giochi in formato fisico o digitale. Il risparmio è evidente, anche se non si avrà mai il possesso dei giochi e dunque una volta tolti dal catalogo non potremo più giocarli.

Il principale punto di forza del Game Pass di Microsoft è l’uscita di numerosi titoli first e third party al day one. Con questa mossa la compagnia di Redmond assicura ai suoi abbonati giochi dal valore di mercato di 80 euro al costo dell’abbonamento. Ci si è chiesti se una simile scelta sia economicamente sostenibile per Microsoft o se questa campagna aggressiva stia portando ad un periodo di perdite economiche calcolato in vista di un guadagno molto maggiore sul lungo termine.

Il caso Soulstorm però ci induce ad una riflessione. I titoli first party sono un rischio calcolato della compagnia, nel senso che l’eventuale minor guadagno dalla pubblicazione degli stessi è qualcosa che l’azienda stessa decide di accettare. I titoli multipiattaforma possono invece guadagnare tradizionalmente dalle altre piattaforme e prendere una cifra leggermente inferiore da quelle Microsoft (o Sony), ma beneficiarne in pubblicità (intesa come diffusione del titolo e del brand). Ma quei titoli che escono in esclusiva totale o temporale su una data console, riusciranno a vendere come preventivato?

Le esclusive third party scompariranno con i servizi in abbonamento?

Il dubbio è che avendo a disposizione il titolo gratuitamente, nessuno o quasi sarà invogliato a prenderlo a prezzo pieno. Dunque una software house piccola o al debutto potrebbe accettare questo rischio per l’eventuale successo di un futuro titolo, ma sempre e comunque se i costi di produzione vengono presi in carico dal produttore che ne ospita l’uscita. In caso contrario, infatti, il progetto potrebbe rivelarsi un fallimento e lo sviluppatore trovarsi con debiti da ripianare.

Un simile accordo, dunque, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per lo sviluppatore e portare danni maggiori rispetto ai benefici. Possibile dunque che il caso di Oddworld Soulstorm induca gli altri sviluppatori a pensare bene se condividere o meno il proprio titolo in esclusiva al day one su un servizio in abbonamento. Inoltre se gli sviluppatori agli esordi possono essere attratti dalla pubblicità, quelli già affermati potrebbero ritenere l’accordo di esclusiva poco vantaggioso e dunque non accettarlo più come un tempo.

Già da diverso tempo l’accordo di esclusività di un titolo per una singola piattaforma è una pratica sempre più rara. Se fino al periodo Ps3/Xbox 360 il business dei produttori di console si basava sull’accaparrarsi esclusive third party di pregio, dalla scorsa generazione a farla da padrone sono le produzioni first party. Questo perché le compagnie esterne preferiscono distribuire il proprio prodotto su tutte le console esistenti per trarne maggior profitto.

Ne deriva che le esclusive siano limitate all’ambito console e che i titoli escano comunque su Pc (basti pensare nell’ultimo anno a Ghostwire Tokyo, Sifu, Deathloop) sin dal primo giorno. L’esclusione del titolo dalla console concorrente, inoltre, ha una durata massima di un anno e in alcuni casi (come ad esempio per The Medium o The Ascent) non arriva nemmeno ai sei mesi. L’esclusività temporale con accesso al servizio in abbonamento dal primo giorno, dunque, potrebbe essere sempre più rara se non scomparire del tutto in brevissimo tempo. Rischio per cui, probabilmente, Microsoft si è assicurata un numero esorbitante di sviluppatori per poter aggiungere sempre maggiori titoli al day one senza doversi affidare alle terze parti.