The Lazarus Effect, la recensione

Novità delle scorse settimane è il film horror The Lazarus Effect, uscito nelle sale italiane il 21 maggio diretto David Gelb e interpretato da Mark Duplass, Olivia Wilde, Sarah Bolger, Evan Peters e Donald Glover.

[su_note note_color=”#fff9a6″ radius=”6″ su-note-inner=”box-spoiler” ]Avvertiamo i lettori che la seguente recensione contiene spoiler sulla trama. Se non hai visto il film o non vuoi rovinarti eventuali colpi di scena non continuare a leggere![/su_note]

La trama è piuttosto semplice, come si addice a un film di questo genere. I protagonisti sono degli scienziati, Frank, il capo, Zoe, sua moglie, Clay e Niko, che stanno studiando un modo per allungare, per così dire, la vita dei pazienti in fin di vita grazie all’iniezione di un particolare siero nel cervello. In verità, però, stanno conducendo degli esperimenti per riportare letteralmente in vita degli esseri viventi e dei cani vengono utilizzati come cavie ai loro esperimenti.

Quando successivamente viene accolta nel team una studentessa, Eva, che intende realizzare un documentario sulle loro ricerche, accade l’inaspettato: il cane prescelto per l’esperimento riprende vita. Tutto il team esplode di gioia, ma ancora non sanno cosa sta per accadere. Si dedicano, quindi, ad eseguire gli esami del caso sul cane e scoprono che il siero iniettatogli, che si sarebbe dovuto dissolvere in un paio d’ore, dopo più di un giorno è ancora in circolo nell’organismo, il che gli provoca un’eccessiva attività neurale nel cervello e, di conseguenza, eccessiva aggressività. I risultati degli esami sono confermati dai comportamenti del cane, che molto spesso si libera dalla gabbia inspiegabilmente e si muove a velocità tutt’altro che normale.

Il lavoro degli scienziati viene tuttavia interrotto quando, a causa di una clausola del contratto che il team non aveva rispettato, il loro lavoro viene sequestrato da una società che afferma esserne da quel momento proprietario. Tutti rimangono sorpresi e distrutti per la perdita, inclusa la studentessa, che tuttavia viene ingiustamente accusata di aver fatto la spia. Ma le accuse di tradimento passano in secondo piano quando Frank decide che, prima dell’intero smantellamento del laboratorio, torneranno per ripetere l’esperimento e avere le prove della loro riuscita. Così, una volta all’interno e iniziato il procedimento, abbiamo l’input vero e proprio del film: Zoe viene fulminata da una scarica elettrica per errore. Così il marito decide disperato di provare a riportarla in vita, nonostante lo scetticismo e l’evidente riluttanza del resto del team. Il seguito saranno una serie di azioni e strani comportamenti della donna riportata in vita, che affermerà di essere stata all’inferno e che in lei c’è qualcosa di diverso, sino alle violente e sadiche aggressioni verso i compagni di lavoro, in pieno stile horror.

La pellicola appare realizzata bene nella trama, anche se il vero film inizia soltanto dopo la prima metà. Se non altro è una storia originale ricca di colpi di scena, nonostante duri solamente un’ora e venti circa. Non si vedono spesso film in cui viene fatto resuscitare qualcuno; infatti è in ciò che sta la novità di questo film (non si tratta, insomma, della solita possessione), oltre al fatto che appare il contrasto tra fede scientifica e fede cattolica, o più in generale religiosa. Durante i dialoghi infatti si viene a sapere che marito e moglie non sono d’accordo in quanto lei è profondamente religiosa e crede nell’unione tra fede e scienza, per cui nel momento della morte l’energia delle connessioni neurali del cervello deve necessariamente trasformarsi in altro, per il principio scientifico per cui l’energia non si crea né si distrugge; questa è per lei la dimostrazione dell’esistenza dell’anima, o coscienza. Frank si oppone, invece, affermando che l’uomo è solo una sorta di macchina che a un certo punto si spegne. A questo proposito, altro elemento di originalità è il fatto che non si tratta solo di una possessione demoniaca, ma che le capacità sovrumane della donna sono chiaramente visibili attraverso gli esami, sono quindi dati empirici certi, dovuti all’esagerata attività cerebrale. Infatti, a causa del siero accumulatosi nel suo cervello, come successo al cane, Zoe utilizza il cento per cento del suo cervello.

Il clou si ha poco prima della fine, con tre colpi di scena che si susseguono in alcuni minuti. Dopo la tensione iniziale e le uccisioni sembra che il film sia giunto ormai alla conclusione, ma il regista David Gelb ha concentrato qui gli ultimi terrificanti eventi e riportato quella tensione negli spettatori. Si viene a conoscenza della verità su un evento traumatico subito dalla donna durante l’infanzia, mentre gli altri due colpi di scena lasciano il film con un finale aperto, e, forse, un seguito.