Obi-Wan Kenobi: il vuoto mai coperto nella saga di Star Wars

La serie su Obi-Wan Kenobi si sviluppa all’interno di un periodo oscuro della saga di Star Wars che andava svelato nella trilogia canonica.

La prima trilogia di Star Wars, quella prodotta e pubblicata tra gli anni ’70 e ’80 è un classico senza tempo. La storia di Luke Skywalker, il modo in cui scopre la forza in un mondo che sembra averla dimenticata e allo stesso tempo sente che questa sia sempre stata lì a guidarlo nelle scelte compiute durante i primi anni di vita. Il rapporto appena abbozzato con Obi-Wan Kenobi e poi l’infausto destino di dover lottare per la salvezza dell’Universo e dover al contempo decidere se sacrificare sé stesso o il padre mai conosciuto.

Si tratta alla fine di una storia semplice, in cui si parla di una guerra tra le galassie e del destino dell’intera esistenza, di concetti assoluti come bene e male, destino e libero arbitrio, fede o ateismo, ma in cui alla fine tutto si risolve all’interno di una storia dalla dimensione umana: quella di una famiglia.

Obi-Wan Kenobi FantasynowLa forza di questa saga sta proprio nella capacità di toccare tutti i temi principali dell’esistenza umana, fare un affresco futuristico di quella che è la società in cui viviamo con tutti i suoi difetti e al contempo permettere allo spettatore di renderla propria attraverso i legami sentimentali, attraverso i difetti, le imperfezioni e le debolezze di quei protagonisti che dal di fuori possono essere visti come mostri o divinità per via del potere di cui dispongono.

Ho sempre pensato che Star Wars in un certo senso volesse rappresentare la razza umana nella sua imperfezione, far capire che siamo noi che investiamo di potenza e significato una lotta e un ideale e che tutto ciò che sembra al di sopra dell’uomo come la politica, la religione, il bene e il male, la salvezza e la libertà in realtà possano essere ridotte a semplici questioni tra uomini.

Obi-Wan Kenobi, la terza trilogia che ci meritavamo

Con la terza trilogia Disney ha provato a replicare la formula, il problema è che la sensazione collettiva è che il tentativo è stato troppo evidente. Tra rimandi voluti, strizzatine d’occhio ai fan e desiderio di simmetria totale, ci siamo trovati con in mano una storia che complessivamente rispecchia l’universo a cui appartiene ma che fallisce in ciò che aveva reso grande la prima ed in parte la seconda: la capacità di fare legare lo spettatore con i personaggi e le loro storie.

Rey era orfana, discendente di un uomo malvagio, salvata dall’amore e dal senso di giustizia come Luke. Quella della nuova protagonista è una storia speculare alla prima per chiudere il cerchio e fare capire che Buono e Cattivo sono concetti relativi e che a plasmarci non è la discendenza o l’appartenenza, ma le nostre scelte. Nulla che non dicesse già la prima trilogia, con l’aggravante che nessuno ha idea di chi fossero i genitori di Rey e non può empatizzare con la loro storia, così come nessuno può farlo con il cattivo, nonché nonno della protagonista.

Palpatine non è Darth Vader, non ha alcuno spessore psicologico, non ha profondità è un cattivo assoluto ed è dunque molto più piatto. La sua identità viene celata fino alla fine e il colpo di scena serve solo allo scopo di sorprendere e creare una simmetria fittizia con la prima trilogia, piuttosto che a completare e la trama e dargli senso.

La sensazione alla fine della visione è stata che Disney ha puntato più alla nostalgia e all’amore dei fan per la saga, imbottendo di fan service i tre film per fare gridare al wow e non fare soffermare troppo le persone sull’inconsistenza della trilogia stessa. La sensazione si è acuita dopo aver visto le prime 5 puntate di Obi-Wan Kenobi, non perché la serie sia sensazionale o fatta troppo bene (la qualità è comunque discreta), ma perché la storia che narra ha molto più fascino di quella raccontata nei tre film.

Dopo la trilogia prequel erano rimaste ancora domande non risposte ed un periodo oscuro durato quasi 20 anni, in cui Darth Vader e l’impero avevano esteso il proprio dominio sulla galassia, i Jedi erano spariti praticamente del tutto e la resistenza si era forgiata e preparata allo scontro per la libertà. Nella trilogia ci avrebbero potuto fare vedere il percorso di Obi-Wan e Anakin in questo periodo di tempo, ma anche l’infanzia e l’adolescenza di Luke e Leia. E anche far conoscere le storie di Yoda, Chewbecca, Ian Solo e altri personaggi di cui nella prima trilogia non conosciamo il passato.

L’impressione, oggi più di quando la terza trilogia è uscita al cinema, è che sia stata sprecata la grande occasione di chiudere l’arco narrativo principale con tre film densi, in grado di lasciare il segno, per sfruttare la passione dei fan fino alla fine. Da questo obiettivo nasce l’idea di fare film e serie su praticamente ogni personaggio, annacquando la storia principale al solo scopo di incatenare il pubblico ad un brand di successo: Star Wars è ormai passato al lato oscuro.